La nostra avventura con l’allattamento

Ciao a tutt*!

Volutamente non voglio connotare il post come diretto alle sole donne…in effetti spero che questo post possa essere utile tanto alle donne, quanto agli uomini.

Detto ciò, iniziamo!

Alessandro è nato con parto cesareo (il perchè lo trovate in questo post), quindi non ho avuto subito modo di stare pelle a pelle con il mio piccolino. Ale è nato all’01:28 e me lo hanno portato in camera verso le 05:30. Inutile che vi dica che, nonostante la stanchezza e i dolori (per fortuna avevo ancora il catetere spinale inserito, dal quale potevo farmi piccole dosi di antidolorifici strong), avevo così tanta adrenalina in circolo che praticamente dalle 03:30 alle 5:30/6:00 non ho mai dormito. Ero troppo impaziente di vedere il mio ragnetto!

Non so se questo possa aver inficiato, sin dall’inizio, la qualità del mio allattamento…chi lo sa. Ma continuate a leggere…

Quando me lo hanno portato riuscivo a malapena a muovermi, ma quando la puericultrice mi ha messo Ale sul petto…amore a prima vista. Ho attaccato il mio cucciolo al seno e mi è sembrato come se non fossi nata per fare altro. Tutto è andato secondo i piani.

I giorni in ospedale sono stati duri. La produzione di colostro forse non era abbastanza, o forse Ale non si attaccava bene – anche se le ostetriche mi dicevano il contrario…sta di fatto che il pediatra e le puericultrici hanno optato per dare delle “aggiunte” di latte artificiale (con il senno di poi, io credo fosse soprattutto per non sentire gli strilli dei pupetti, specialmente la notte). Chiudiamo il capitolo: da questo punto di vista non mi sono trovata molto bene.

Tornati a casa, è iniziata l’avventura vera. Sono rientrata a casa la domenica e mi sentivo febbricitante, con il seno gonfio. Mi sono fatta diversi impacchi caldo-umidi, ho provato ad attaccare Ale infinite volte, mi sono strizzata. Mi stava venendo la montata lattea ma mi stavo anche già quasi ingorgando.
Così, un po’ in preda al panico, il giorno dopo ho deciso di andare subito al gruppo di supporto per l’allattamento organizzato dal mio Consultorio di zona. E per fortuna.
L’ostetrica mi ha guardato il seno e mi ha sgorgato con un buon massaggio e mi ha insegnato come fare.
Dopo quella volta sono andata per circa 2 mesi agli incontri settimanali. Parlare con le altre mamme mi piaceva ed era un modo come un altro per fare qualcosa di diverso.

In realtà comunque, dal mio punto di vista, nonostante Alessandro si attaccasse al seno, mi sembrava che lui non fosse mai sazio. Mi avevano detto che esistevano bambini che vogliono attaccarsi ogni due ore, così per dire, ma Alessandro rimaneva attaccato anche 30/40 minuti, e dopo un’ora voleva ancora succhiare. Era estenuante e il seno iniziava a bruciare.

Ovviamente, quando Ale non ce la faceva più dalla fame, ero costretta a sopperire con del latte artificiale dato con il biberon. Sentendo il Consultorio, io avrei dovuto dargli solo pochi cc e con la siringa, o con un cucchiaino piccolo piccolo, per evitare che  il bimbo imparasse a succhiare dalla tettarella. A detta delle ostetriche la tettarella distraeva i bambini dal feeling del capezzolo e li distoglieva dal “far fatica” per succhiare. Mah. Io, con questo lavaggio di cervello e un cumulo di pensieri relativi alla mia inadeguatezza come donna e come madre, mio malgrado, ho fatto la piega e ho dato la “aggiunta”. E con il biberon, punto.

Comunque, a sentire il Consultorio, Ale si attaccava bene e non c’erano problemi.

Io continuavo ad essere scontenta e allattare era quasi un incubo. Così, una notte, ho deciso di cercare su internet un altro parere, che speravo essere diverso da quello delle ostetriche del Consultorio. Mi sono imbattuta in un sito IBCLC, che si occupa di allattamento e ho mandato una email ad una consulente. Qualche giorno dopo ci siamo incontrate e abbiamo parlato un po’.
E’ saltato fuori che i miei dubbi erano fondati: Ale si attaccava male al seno, a causa della brevità del suo frenulo sublinguale, ossia quel filetto cartilagineo che abbiano sotto la lingua. Il suo era troppo corto e gli impediva di aprire bene la bocca e di fare i movimenti opportuni con la lingua contro il capezzolo. Praticamente Alessandro ciucciava ma non si saziava mai, anche perchè per lui “operare” in quelle condizioni era difficile, molto stancante. Per questo si addormentava dopo poco e subito dopo aver finito voleva ricominciare.

Ho scoperto questa cosa alla fine di gennaio ed Ale aveva quasi un mese.

La consulente IBCLC mi ha poi suggerito delle posizioni migliori per allattare, per rieducare la suzione di Alessandro, e di far vedere mio figlio da un otorinolaringoiatra e così ho fatto.
Io ho iniziato la rieducazione di Ale, ma non è stato facile…più che altro perchè lui si spazientiva molto, visto che i problemi con il frenulo persistevano. E io ero molto turbata – gli ormoni sono una brutta bestia, non sottovalutateli mai.
Dopo pochi giorni sono riuscita a fare visitare Alessandro dalla specialista, la quale gli ha direttamente reciso il frenulo, senza farci aspettare ulteriormente.

Ero molto fiduciosa in merito a questa frenulectomia, ma devo dire che più i giorni passavano e più le speranze di migliorare l’allattamento andavano scemando. Probabilmente era passato troppo tempo perchè potesse cambiare davvero la sitazione e un po’ le mie abitudini di allattamento che non riuscivo a migliorare (abitudini soprattutto posturali, insegnate al Consultorio e solo parzialmente accettate dalla consulente IBCLC) e un po’ la continua stanchezza e irritabilità di Ale nell’affrontare il seno…mi hanno portato ad una decisione, anche consigliata dalla consulente IBCLC.

Il fatto che Alessandro si attaccasse poco e male stava decisamente peggiorando la quantità di latte prodotta. Ricordate: più il bambino si attacca (e meglio lo fa) e più il seno produce latte, soprattutto all’inizio dell’allattamento stesso.
Così ho deciso di iniziare ad usare il tiralatte (elettrico). Non volevo per nessuna ragione mollare l’osso, gettare la spugna e arrendermi con l’allattamento. Non avrei allattato Alessandro direttamente dal seno, ma almeno avrei potuto dargli il mio latte, che il mio corpo stava producendo proprio per lui.

Dopo una breve e disastrosa parentesi con un tiralatte di scarsissima qualità, una baracca del ’15-’18 che mi aveva affittato una piccola farmacia, sono passata al tiralatte elettrico Medela, the best one nella gamma.

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Questo è il tiralatte top di gamma: comprarlo è impossibile, siamo nell’ordine delle migliaia di euro. E’ dotato di una pompa molto potente ed è possibile tirare due seni contemporaneamente.

Vi risparmio tutti i particolari, vi dico solo che mi tiravo il latte ogni tre ore, giorno e notte.
Praticamente dall’inizio della “poppata” stavo attaccata al tiralatte circa mezz’oretta; poi lavavo bene i componenti così da averli pronti per il successivo utilizzo e poi andavo a letto (se era notte) o cercavo di riposare un po’ sul divano e/o fare piccole commissioni (di giorno). Questa operazione durava in tutto 40/45′. La notte tiravo il latte due volte…ogni notte cercavo di dividere le poppate per alzarmi solo due volte…diciamo che ad andarmi bene dormivo 2-2,5 ore per volta.
E’ capitato, alcune sporadiche volte, di non sentire la sveglia (oppure di sentirla e spegnerla). Risultato? Dormita più lunga e letto bagnato per fuoriuscita di latte: uno spettacolo!

Mi sono poi fatta tutta una mia routine e ogni giorno mi segnavo le quantità di latte tirato e quanto mangiava Ale in ogni pasto. Diciamo che giornalmente arrivavo a tirare tra gli 800 e i 1000 ml e il mio piccolo lupetto se li mangiava praticamente quasi tutti.

La sfortuna di non poter allattare bene ha però portato una cosa positiva: avendo a disposizione il mio latte tirato ho potuto dare delle congue quantità ad Alessandro, che risultando presto sazio ha potuto dedicare il giusto tempo al riposo (Ale ha iniziato a dormire tutta la notte a tre mesi…in questo post vi spiego come).

Costi

Il noleggio dell’apparecchio prevede il pagamento di una caparra presso la farmacia dove si noleggia. Io ho versato 200 €, dai quali la farmacia scalava 1 € per ogni giorno di utilizzo. Al termine dell’utilizzo i soldi non spesi vengono resi.
“Spendere” 200 € significa investire 1 € al giorno per più di 6 mesi…se pensate di tirarvi il latte per più di questo tempo valutate l’acquisto di un Medela Freestyle, un tiralatte doppio e potente, ma portatile… Il mio era custodito in una valigetta tipo frigobox da campeggio, quindi decidamente poco trasportabile.
Io non ho mai provato il Freestyle e non posso assicurarvi che le prestazioni siano le stesse del mio big one, e dipende molto da quanto e come dovete usarlo…se tutti i giorni per mesi come me o se una o due volte al giorno, per poter rientrare al lavoro, per esempio, per lungo periodo o semplicemente per non perdere l’allattamento…
Se si noleggia il Symphony in farmacia, bisogna comprare il kit personale per il seno, singolo o doppio a seconda di come si voglia tirare il latte…fate un po’ di ricerche su internet, ci sono anche i kit doppi e si risparmia un pochino (dai 30 ai 50 euro). Se si compra il Freestyle il kit è già compreso.

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Infine, attenzione a questi aspetti:

  • la misura della coppa che si applica sul seno. Sul sito Medela c’è questo tutorial (seguitelo e mettete in conto che potreste dover comprare una coppa di misura diversa…siamo sugli 8-12 euro a coppia);
  • la pulizia di ogni singolo pezzo, specialmente delle valvole e delle membrane, così la suzione rimane TOP!
  • dotatevi di un buon numero di biberon e tettarelle facilmente lavabili e sterilizzabili. A parer mio i MAM sono imbattibili e su Amazon si trovano sempre pacchi-scorta con un ottimo prezzo! Inotre MAM ha il pregio che si possono sterilizzare anche in microonde.

Poi mi sono fatta tutta una cultura parallela sul mondo dell’allattamento e ho due consigli.

  1. esiste un “tiralatte” manuale di silicone che si applica sul seno che in quel momento non è impegnato nell’allattamento. Spesso vi sarà successo che allattando da un seno, poi dall’altro avete perso del latte. Questo strumento genera una suzione spontanea che la suzione vera e propria data dal bambino alimenta. Si chiama Haakaa Pump e si può trovare su Amazon per una quindicina di euro. Se Ale avesse ripreso a succhiare per bene avrei voluto provarla, ma niente…ma pare funzioni, cercate pareri su Instagram, ce ne sono a bizzeffe.
  2. nel mondo anglosassone – o meglio, americano – è diffusa l’idea che ci siano degli alimenti in grado di migliorare la lattazione. Non so se sia scientificamente provato, ma se fate una piccola ricerca su internet troverete sicuramente la ricetta dei cosiddetti “lactation cookies”.  Si fanno con il lievito di birra (quello alimentare in scaglie), le noci, avena, semi di lino…e altre cose a seconda della ricetta. Provare per credere… Non so se funzionino, ma gustosi lo erano di certo. Specialmente in preda alla fame notturna post allattamento! Guardate qui!

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Okay…concludo questo kilometrico post dicendovi che:

Non è semplice decidere di passare al tiralatte.

Se vi dovessero dire che è una soluzione di comodo fate riflettere il saputello di turno dicendo che non basta solo tirare il latte (tante volte – se non di più – quanto quelle di un allattamento tradizionale), ma si ha anche il sovraccarico di lavoro della continua pulizia/sterilizzazione dei componenti del tiralatte e dei biberon. Ogni giorno, tutto il giorno: non ci si può voltare dall’altra parte e ricominciare a dormire.

Ci si riesce, volendo, ma la volontà dev’essere ferma.

Ho ripreso il lavoro a tempo ridotto per l’allattamento a maggio (sono un’insegnante, quindi ho lavorato circa un mese). Non è assolutamente stato facile, in quel mese, incastrare tutto, soprattutto perchè il seno duole esattamente come con un allattamento tradizionale quando si riempie…non ha un orologio, lui!
A giugno ho introdotto lo svezzamento, con un pasto – il pranzo – a base di brodo vegetale, pollo o coniglio liofilizzato e verdure + frutta.
A luglio ho iniziato anche con la cena.
Alla fine mi sono tirata il latte sino ai primi giorni di agosto (fino al 7° mese compiuto di Alessandro), non oltre perchè ormai ero stremata dalla continua perdita di sonno, anche se con lo svezzamento avevo rallentato le “tirate”, visto che il fabbisogno era calato (ma non troppo, perchè volevo creare delle piccole scorte).
Siccome avevo in programma di rientrare al lavoro a tempo pieno a settembre, inserendo Ale all’asilo nido, ho deciso di smettere di allattare ad agosto, per essere più indipendente e anche mentalmente più serena.

Ci vuole (tanto) supporto intorno.

Noi non avevamo un esercito di aiutanti attorno, anzi eravamo solo io e il mio compagno…ma mi sono sentita supportata. Spesso cercavo di incastrare le “tirate”, specialmente le notturne, con i turni del papà, in modo da poter dormire “senza pensieri” sapendo che lui era disponibile ad accudire Ale in caso di bisogno.
E ciò ha portato anche un risvolto positivo: l’alimentazione di Ale non era più ricompresa nella sola relazione diadica, ma anche il papà poteva occuparsi dei pasti. Da questo punto di vista il biberon è uno strumento egualitario, non guarda in faccia nessuno e tutti possono nutrire la prole!

Così facendo Alessandro si è nutrito con il mio latte sino al 7° mese compiuto! Alla faccia di chi mi diceva di passare all’artificiale totale.

Spero di essere stata esaustiva e di avervi dato una visione reale, realistica diciamo, della mia personale esperienza di allattamento.

Non sempre l’allattamento è rosa e fiori come vogliono farci credere.
Non si è mamme di serie B se si fa fatica ad allattare o mamme degeneri se non si riesce a farlo del tutto.

Il latte artificiale non deve essere visto come un demonio: certo, il latte materno è meglio, ma non va demonizzato perchè comunque i nostri piccolini devono crescere.

Se dovessi avere un altro figlio – ora che lo so – farei controllare fin da subito il frenulo sublinguale e prenoterei una consulenza IBCLC fin dall’avvio dell’allattamento. Inoltre, probabilmente, per i primi 15/20 giorni dalla montata lattea, subito dopo la poppata del pupo, utilizzerei anche un tiralatte, per dare una bella impennata alla produzione…

E, col senno di poi, non congelerei più il latte: quando si deve scongelare non sai mai quanto te ne possa servire e il rischio di buttare quello che non viene consumato è elevato, ed è un peccato!

A tutti voi – se ancora non vi siete addormentati – mando un saluto.

Scrivetemi se avete bisogno di sapere qualcosa più nel dettaglio.

A presto.

Elisa

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